Final Witness (Il Giallo Mondadori) by Wang Hongjia

Final Witness (Il Giallo Mondadori) by Wang Hongjia

autore:Wang Hongjia [Hongjia, Wang]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-08-04T12:00:00+00:00


4

La vita di Qiu Juan

Nel primo anno del periodo Duanping (1234), Song Ci era al suo terzo anno come magistrato a Tingzhou. Nel primo mese dell’anno, subito dopo la festa di primavera, nel grande impero Song accadde qualcosa di straordinario. All’inizio dell’anno prima, l’esercito mongolo era penetrato nel territorio dei Jin fino alle porte della loro capitale Bianjing (l’odierna Kaifeng, nella provincia dello Henan). Wanyan Shouxu, l’imperatore Aizong dei Jin, si era ritrovato inerme contro la potente cavalleria mongola, ed era fuggito dalla capitale, prima a Guide (l’odierna Shangqiu, nella provincia dello Henan) e subito dopo a Caizhou (l’odierna Runan, sempre nello Henan). Il terzo figlio di Gengis Khan, Ogedei Khan, aveva inviato un’ambasciata all’imperatore Song, proponendo un’alleanza per sradicare i Jin. Ritenendo che una simile alleanza avrebbe contribuito a riparare l’umiliazione nazionale della sconfitta da parte dei Jin, l’imperatore Lizong aveva accettato.

Nel settimo mese dell’anno precedente, il generale Meng Gong, dei Song, aveva condotto le sue truppe a nord di Xiangyang (l’odierna Xiangfan, nella provincia dello Hubei). Spronate da un odio mortale per il nemico, le truppe dei Song erano scese in campo e avevano inflitto una clamorosa sconfitta all’esercito dei Jin a Madengshan. Nell’ottavo mese avevano raggiunto le porte di Caizhou, dove si erano unite all’esercito mongolo. Nel primo mese dell’anno in corso, l’ultimo imperatore dei Jin Wanyan Shouxu rimase infine senza cibo e né armi. Date l’impotenza delle sue truppe e le circostanze drammatiche, si suicidò a Caizhou. L’esercito dei Jin fu annientato, e i centocinquant’anni di dominio dei Jin sulla Cina settentrionale giunsero al termine. Per ordine imperiale, dalla capitale Lin’an furono inviati messaggeri espressi lungo tutte le strade dell’impero, per diffondere la notizia il più rapidamente possibile. L’intero paese festeggiò, godendosi quella grande vittoria. Nella piccola Tingzhou, la gente affollò le strade, ricchi e poveri, uomini e donne, vecchi e giovani insieme. Persino le piccole contadine dai piedi non fasciati si recarono in città, con indosso sgargianti vesti rosse. Ci furono danze del drago, lanterne e fuochi d’artificio, e i festeggiamenti si protrassero per tre giorni consecutivi.

Per tutti e tre i giorni, Song Qi trascinò sua madre e Qiu Juan in giro per unirsi alle celebrazioni. L’imperatore annunciò un’amnistia generale per l’impero. La vedova Qin, che stava languendo in prigione in attesa che venisse firmata la sua condanna a morte, fu liberata. Per caso, Qi la incontrò sulla via. Indossava una giacca imbottita verde chiaro e pantaloni semplici, ed era dimagrita parecchio. Sorprendendo tutti, quando Qi vide la vedova, andò a salutarla con grande piacere.

Un giorno di metà autunno, Song Ci ricevette inaspettatamente una lettera da Liu Kezhuang, affidata da quest’ultimo a un mercante perché gliela consegnasse. Song Ci rimase al contempo sorpreso e felice nel leggerla, ma anche preoccupato.

La lettera era stata spedita da Fuzhou. Esordiva raccontando la situazione attuale di Liu Kezhuang e del signor Zhen Dexiu. L’anno prima, dopo la morte di Shi Miyuan, l’imperatore aveva nominato il signor Zhen magistrato capo di Fuzhou, con la responsabilità di mantenere l’ordine in tutta la provincia del Fujian.



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